Presentati i primi risultati dello studio sulla sicurezza dei terreni di gioco in erba sintetica di terza generazione per i calciatori professionisti di Serie A
I risultati preliminari della prima ricerca condotta in Italia su calciatori professionisti di Serie A sul rischio di infortunio nelle partite giocate su terreni realizzati in erba sintetica di terza generazione rispetto a quelle disputate su campi in erba naturale sono stati presentati ufficialmente dal Prof. Andrea Ferretti e dai suoi collaboratori in un lavoro, inviato per la presentazione all'American Academy Orthopaedic Surgeons di Chicago 2013. Riportiamo qui di seguito una sintesi dello studio, intitolato "La sicurezza dei terreni di gioco in erba sintetica di terza generazione per i calciatori professionisti di Serie A", a cura di A. Ferretti, A. Ciompi, R.M. Lanzetti, D. Lupariello ed A. De Carli.
Nell'ultimo decennio si è registrato in tutto il mondo un grande interesse per i campi di calcio in erba sintetica di terza generazione, approvati dalla FIFA per le competizioni internazionali sin dal 2006. Il sintetico presenta indubbiamente vari vantaggi: tempi di gioco più lunghi, costi di manutenzione più bassi, migliore resistenza alle condizioni climatiche (specie nelle zone in cui il clima ostacola la stesura e la manutenzione dell'erba tradizionale) ed applicazioni polivalenti rispetto ai terreni naturali.
Nonostante questi aspetti favorevoli, i terreni sintetici sono stati fino ad ora poco utilizzati a causa di un certo scetticismo generale da parte dell'opinione pubblica e della convinzione che gli infortuni siano più frequenti sull'erba sintetica piuttosto che su quella naturale.
L'intento di questo studio, di cui presentiamo i risultati preliminari, è quello di confrontare il rischio di lesioni acute per i calciatori professionisti del campionato italiano di Serie A sui terreni sintetici rispetto a quelli naturali.
E'stata dunque monitorata l'intera stagione sportiva 2011-2012 della Serie A.
Gli infortuni avvenuti durante le partite ufficiali disputate sui due terreni di gioco sintetici della Serie A sono stati confrontati con quelli accaduti nello stesso periodo nei due campi di calcio limitrofi ad erba naturale, scelti escludendo eventuali influenze climatiche sulle lesioni.
I dati ottenuti sono stati raccolti grazie ai video delle partite ed ai rapporti forniti dai medici di squadra.
Sono stati considerati solo gli infortuni che hanno costretto i calciatori ad abbandonare la gara. Le lesioni sono state classificate in base al modello UEFA (distorsioni, stiramenti, contusioni, traumi cranici ed in lesioni da contrasto e non da contrasto).
La frequenza degli infortuni è stata espressa valutando il numero di lesioni per mille ore di gioco, considerando il rischio relativo di traumi sul terreno artificiale rispetto a quello naturale.
Tutti i dati sono stati analizzati statisticament e utilizzando il test di Mann Whitney, reputando come significativa una p < 0,05.
In totale sono state registrate 2.580 ore di gioco, di cui 1.270 sull'erba artificiale e 1.310 su quella naturale. I traumi verificatisi sul terreno artificiale sono stati 23 (10 da contatto e 13 da non contatto), mentre quelli sul terreno naturale sono stati 20 (5 da contatto e 15 da non contatto); lo stiramento muscolare è stata la lesione più frequente (13 su erba artificiale, 14 su quella naturale); una sola lesione grave del ginocchio, con rottura del legamento crociato anteriore, è stata osservata (su erba naturale). Le differenze non sono risultate statisticamente significative.
I risultati preliminari di questa ricerca sui calciatori professionisti della Serie A italiana confermano i dati di precedenti studi, secondo cui nel gioco del calcio non esistono differenze significative tra l'incidenza globale, il tipo e la causa degli infortuni tra i terreni di gioco naturale e quelli artificiali di terza generazione.
19 Luglio 2012