Tendinopatia rotulea o quadricipitale

Introduzione

La tendinopatia dei tendini rotuleo e quadricipitale, nota anche col nome di "ginocchio del saltatore" per la frequenza con cui si manifesta in atleti impegnati in attività di salto (saltatori in lato e lungo, giocatori di pallavolo e pallacanestro) è caratterizzata da dolore localizzato elettivamente in uno dei tre punti che costituiscono il fulcro del movimento di flesso estensione del ginocchio: polo superiore ed inferiore della rotula, tuberosità tibiale anteriore. Si tratta di una tendinopatia inserzionale, affezione che colpisce elettivamente la giunzione osteo-tendinea, in grado di provocare dolore di intensità variabile, talora anche molto intenso, ad ogni sollecitazione in estensione del ginocchio (salti) o dopo permanenza in posizione seduta a ginocchio flesso. Trattandosi di una patologia tendinea extraarticolare l'articolazione del ginocchio vera e propria è assolutamente indenne e priva di segni patologici.

Diagnosi

La diagnosi di tendinopatia rotulea è essenzialmente clinica e si basa sulla descrizione dei sintomi così come fatta dal paziente e sulla ricerca dei punti dolorosi tipici della malattia. Le indagini strumentali (radiografie, ecografia, risonanza magnetica) confermano generalmente la presenza di alterazioni strutturali del tendine (ispessimento, perdita della normale struttura fibrillare, calcificazioni) ma molto raramente condizionano la strategia terapeutica che si basa essenzialmente sulla gravità dei sintomi che variano da una semplice dolenzia che si manifesta solo al termine di sforzi particolarmente intensi fino ad un dolore continuo, presente anche a riposo, che impedisce la pratica dello sport.

Trattamento

La tendinopatia rotulea è una delle affezioni più resistenti alle varie forme di trattamento e quindi più difficile da curare in maniera definitiva. La fisiocinesiterapia rappresenta la forma più utilizzata soprattutto nelle fasi iniziali. Il potenziamento isometrico del quadricipite, lo stretching dei flessori e la ginnastica eccentrica dello stesso quadricipite rappresentano il cardine di questa terapia, spesso in grado di controllare sufficientemente i sintomi soprattutto nell'arco della stagione agonistica. In associazione alla ginnastica, eseguita secondo rigidi protocolli, possono essere di qualche utilità le varie forme di terapia fisica vera e propria. Forme più moderne ed aggressive di fisioterapia come le onde d'urto focalizzate possono risultare efficaci anche nel promuovere la rigenerazione cellulare e stimolare il vero e proprio processo riparativo, anche se ancora mancano dei protocolli chiari e condivisi sui dosaggi e sui tempi di riposo da osservare in corso di trattamento. Le infiltrazioni con fattori di crescita di derivazione piastrinica da sangue prelevato dallo stesso paziente rappresentano un'altra opzione terapeutica promettente e largamente usata anche se, come per le onde d'urto, non esiste ancora una prova certa di efficacia e soprattutto un protocollo univoco di trattamento sia nel numero delle infiltrazioni sia nella metodica di preparazione del concentrato piastrinico. Le infiltrazioni di cortisone, per lungo tempo bandite per il rischio di rottura tendinea (ampiamente sopravvalutato e legato a situazioni di abuso e cattivo uso del farmaco) sono state più recentemente rivalutate e possono trovare indicazione (dopo attentissima valutazione medico specialistica) in casi selezionati e soprattutto in pazienti alla vigilia di eventi sportivi "irrinunciabili". Il trattamento chirurgico (sia a cielo aperto che artroscopico) trova indicazione in meno del 10% dei casi e solo dopo il fallimento delle terapie conservative. I risultati sono buoni in circa il 75% dei casi ma il ritorno allo sport richiede spesso dai 4 ai 6 mesi.

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